09.02.25 – L’impatto sui diritti del nuovo “decreto sicurezza”

Dopo aver meditato sul passo del Vangelo in cui è raccontato il processo di Gesù e dopo aver riflettuto sul dialogo tra il grillo parlante e Pinocchio, l’Assemblea comunitaria di domenica del 9 febbraio ’25 ha condiviso informazioni e riflessioni sul Ddl Sicurezza (Ddl 1660) approvato il 18 settembre ’24 alla Camera dei deputati e prossimamente in discussione al Senato. Grazie al supporto di Franca e del suo gruppo che hanno approfondito l’argomento abbiamo compreso meglio vari aspetti della questione e abbiamo condiviso la preoccupazione per un Decreto che, lungi dal garantire reale sicurezza, introduce nuovi reati, colpisce il dissenso, appesantisce un clima di repressione, criminalizza le proteste, punisce l’attivismo ecologista, tocca molti diritti costituzionali.
Qui di seguito riportiamo il fascicolo della domenica, uno stralcio di un articolo di Annalisa Camilli su Internazionale del 1.10.24 e il link alla campagna di Amnesty International contro il Ddl 1660.

Annalisa Camilli in Internazionale del 1.10.24 scrive: […] La misura introduce una trentina di modifiche al codice penale formulando venti nuovi reati, estendendo sanzioni e aggravanti, e in alcuni casi ampliando le pene previste per reati già esistenti: prevede che i blocchi stradali diventino reati con pene fino a due anni di reclusione, criminalizza le proteste pacifiche, con l’aggravante per chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche, e prevede pene fino a vent’anni per chi protesta nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e nelle carceri.
Il giurista Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, ha definito il disegno di legge sicurezza

“il più grande e pericoloso attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana”. E anche se in molti punti probabilmente la norma sarà bocciata dalla corte costituzionale (come d’altro canto è avvenuto in passato per gli altri decreti sicurezza), perché è in evidente contrasto con gli articoli 313 e 27 della costituzione, è abbastanza chiaro che nel frattempo determinate fasce sociali saranno criminalizzate e notevolmente marginalizzate: per esempio gli immigrati irregolari, i mendicanti, i senzatetto, i rom, quelli che vivono in occupazioni abitative (che spesso sono stranieri), i detenuti (anche in questo caso spesso stranieri), gli attivisti e le organizzazioni che manifestano dissenso, anche in maniera pacifica.
[…] Il portavoce italiano di Amnesty international Riccardo Noury ha dichiarato: “Questo testo intacca pesantemente il diritto di protesta”.
https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2024/10/01/ddl-sicurezza-cpr-carceri-proteste

Amnesty International ha lanciato la campagna “Proteggere il diritto di protesta in Italia” per chiedere che il Ddl sia profondamente rivisto e sia garantito il diritto di protesta. Chiede “Fatti sentire. Scendi in piazza e firma l’appello”.

Proteggere il diritto di protesta in Italia

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