10.11.2024 – Riflessione sulle inutili stragi, dalla prima guerra mondiale ad oggi con lo storico Giovanni Cavagnini

Nell’incontro comunitario del 10 novembre – in concomitanza con la Giornata delle Forze Armate in ricordo della fine della Prima Guerra Mondiale – abbiamo dialogato con lo storico Giovanni Cavagnini su quella guerra nota come “inutile strage” per l’espressione usata da Papa Benedetto XV nella sua Nota alle Potenze Belligeranti inviata il 1° agosto 1917.

Secondo gli storici quella “Nota” è stata molto di più di un documento della diplomazia vaticana contro la guerra; ha mostrato la crisi del ruolo egemone della vecchia Europa, ha spiegato che la guerra era insostenibile sul piano del diritto internazionale e ha affermato che la pace doveva essere basata non sulla forza delle armi ma sulla “forza morale del diritto”. Ma nella realtà in Italia e negli altri Paesi la religione fu usata per giustificare e santificare la guerra.

Giovanni Cavagnini nel suo libro “Per una più grande Italia. Il cardinale Pietro Maffi e la Prima guerra mondiale” spiega che la chiesa romana passò da una iniziale posizione non interventista, vicina al sentire delle masse contadine, ad una di allineamento con il Governo italiano e di sostanziale sostegno e giustificazione della guerra.
Per ottenere il consenso alla guerra da parte dei soldati e delle loro famiglie fu adottato un sistema di propaganda che fece larghissimo uso della religione. Attraverso la religione si volevano ottenere obbedienza e rassegnazione.
Le immaginette sacre parlavano di un intervento diretto di Dio per la vittoria e la protezione del soldato.
Quelle che invocavano la pace furono accusate di disfattismo e collaborazionismo con il nemico e presto scomparvero dalla circolazione. Usare la parola Pace (anche eterna) fu proibito.
Nell’introduzione del volume “La grande menzogna. Tutto quello che non vi hanno raccontato della Prima guerra mondiale” gli autori – Valerio Gigante, Luca Kocci e Sergio Tanzarella – hanno denunciato il fatto che in molte delle iniziative promosse in occasione del centenario della fine della guerra si presentava il conflitto come un processo importante per l’unificazione del nostro Paese e di affratellamento nelle trincee degli italiani, “ignorando i risultati di centinaia di ricerche storiche, e scientificamente ispirate, che restituiscono a quella guerra, attraverso uno studio delle fonti, l’orrore che è stata….L’orrore non andrebbe mai celebrato, ma riconosciuto, ricordato e condannato”.

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