Graziella Rumer ci ha lasciati. E ne siamo tutti addolorati ma anche grati alla vita per averla conosciuta insieme al marito Francesco Mori. Ne serbiamo un ricordo di grande stima e affetto. Insieme al marito è stata una figura importante, per noi tutti della Comunità e per la vita sociale e politica fiorentina, dagli anni ’60 fino a tempi recentissimi (nel 2021 aveva anche partecipato al docufilm di Federico Micali “Le chiavi di una storia”).
Affidiamo il ricordo di Graziella a un testo di Moreno Biagioni, ad un ritratto di Luisa Petrucci e ad uno stralcio tratto da una intervista rilasciata a Luca Grillandini e Silvana Grippi il 23 ottobre 2020 (www.deapress.com).
Questi testi sono più sotto scaricabili.
Ricordo di Graziella Rumer scritto da Moreno Biagioni – 16 novembre 2023
Graziella Rumer ci ha lasciato.
La ricordo con grande commozione.
Per un lungo periodo è stata una presenza importante nella vita sociale e politica fiorentina, quella che si colloca a sinistra, prima insieme al marito Francesco Mori, poi da sola dopo la morte di Francesco, rivestendo nel tempo ruoli diversi.
Quando l’ho conosciuta, nel lontano 1969, era impegnata come madre nell’Associazione “Famiglie Alunni Scuola-Città Pestalozzi” ed era fra le organizzatrici di una marcia di protesta dei ragazzi/delle ragazze delle scuole di Santa Croce fin sotto le mura di Palazzo Vecchio per richiedere nuovi locali e il tempo pieno, come risulta dal libro “Scuola e quartiere”, in cui sono documentate le attività e le iniziative dei numerosi doposcuola, scuole popolari, comitati genitori sorti nei quartieri fiorentini in quel periodo (si trattava di realtà auto-organizzate che proseguivano le esperienze dei comitati dell’alluvione, dando vita ad un vero e proprio movimento – quello denominato, appunto, “Scuola e quartiere” -, sviluppatosi ulteriormente negli anni ‘70).
Con tutto questo Graziella è rimasta sempre in contatto ed è su questi aspetti del suo impegno, e non tanto sull’importantissima sua attività di avvocata – su cui altri/e ne sanno sicuramente più di me – , che intendo basare il mio ricordo.
In effetti, Graziella l’ho incrociata ancora prima, senza però stabilirci un rapporto diretto, e cioè durante le “calde” giornate isolottiane del novembre e dicembre 1968 che erano seguite all’allontanamento dalla Parrocchia – ad opera del Cardinale Florit – dei sacerdoti Enzo Mazzi, Sergio Gomiti, Paolo Caciolli.
L’Isolotto, con le sue messe/assemblee in piazza, con la sua Comunità aperta ad ogni esperienza di lotta per la giustizia, per la pace, contro il razzismo, era divenuto un suo punto di riferimento, rimasto tale nel corso degli anni, con lo sviluppo di forti amicizie con alcune persone attive a livello comunitario.
La sua ricerca di impegni più propriamente politici l’aveva portata successivamente ad incontrare esperienze con forti elementi innovativi rispetto alle vecchie presenze partitiche. Aveva infatti partecipato ai vari tentativi, susseguitisi nel tempo, di ricostruire una sinistra degna di questo nome. Ci riferiamo alla Sinistra Arcobaleno, alla Sinistra Unita e Plurale, ad ALBA, a “L’Altra Europa con Tsipras”, a “Firenze città aperta”.
Finché le forze gliel’hanno permesso, ha preso parte a riunioni ed assemblee, anche “in trasferta” – fuori Firenze -, portando sempre il suo contributo.
Certo, il suo impegno sociale e politico si manifestava pure su altri terreni, dell’affermazione della laicità e del movimento delle donne, in primo luogo. Ma anche su questi aspetti ci potranno essere sicuramente testimonianze e ricordi più appropriati.
Naturalmente l’intensa vita di Graziella è stata la “summa” di una molteplicità di esperienze, nella vita professionale, come si è già accennato, e nella vita familiare. Ho qui voluto soffermarmi sul terreno della politica, perché sono convinto che comunque ciò rispondesse ad una sua esigenza fondamentale, quella cioè di sentirsi parte di una collettività e di doversi rapportare agli altri/alle altre per affrontare i problemi comuni (che è poi il senso vero del “far politica”).
Sentiremo la sua mancanza, ma, per ricordarla davvero, impegniamoci innanzitutto a proseguire il suo cammino.
Stralcio dalla intervista rilasciata a Luca Grillandini e Silvana Grippi – 23 ottobre 2020 (www.deapress.com)
[…] Ma torniamo al 1968, quando avemmo un’ esperienza del tutto particolare che cambiò totalmente la nostra vita personale e familiare. Sposati nel 1958, all’epoca avevamo già quattro figli ai quali, non essendo credenti, non avevamo dato un’ educazione religiosa. Nel settembre di quell’anno, nel viaggio di ritorno da una vacanza in montagna avevamo con noi il padre di Francesco al quale, essendo persona molto religiosa, venne fatto di chiedere alla nostra primogenita quando avrebbe fatto la Prima Comunione. La bambina, rispose con il pianto senza dire parola: c’era un problema.
La cosa non mancò di preoccuparci perché ci rendemmo conto che la sofferenza poteva derivare dal fatto che la bambina si sentiva esclusa da un’ esperienza del tutto comune per i suoi coetanei. Ci interrogavamo sul da farsi quando comparve sulla locandina de La Nazione la scritta “Parroco defenestrato all’Isolotto“. Si trattava di Don Mazzi. Sapemmo poi che, insieme ai propri parrocchiani, aveva espresso pubblicamente solidarietà ai cattolici che avevano occupato la Cattedrale di Parma venendo, per questo, duramente censurato dal Cardinale Florit. Sapemmo anche che la Comunità dell’ Isolotto praticava da tempo una forma di catechesi innovativa, frutto di una lunga esperienza comunitaria.
Il 27 ottobre (ricordo la data perché ricorreva il decimo anniversario del nostro matrimonio) andammo ad assistere alla messa nella Parrocchia dell’ Isolotto trovando la chiesa totalmente gremita, cosa per noi del tutto inattesa. Al termine della messa ci recammo in sacrestia per parlare con il Parroco. Avvicinai Enzo Mazzi e, rivoltami a lui chiamandolo “reverendo”, gli prospettai il nostro caso e gli chiesi se avremmo potuto iscrivere nostra figlia alle lezioni di catechismo che si tenevano nella sua Parrocchia. Enzo mi rispose: “Perché tu non glielo fai te?” Ed io: “Perché sono atea”. E lui di rimando: “Meglio!”. Con queste sue lapidarie espressioni avemmo il primo contatto al quale seguì l’ incontro con la Comunità che poi abbiamo frequentato da laici. Fu un incontro che, come ho accennato, ha inciso profondamente nella nostra vita (ed ancora ne serbiamo riconoscenza ) per quanto ci ha fatto immergere nel sociale e ci ha aperto la strada per operare le scelte che hanno caratterizzato anche la nostra attività professionale.
Chi era Graziella Rumer scritto da Luisa Petrucci – 16 novembre 2023
Chi era Graziella? La si può definire sinteticamente con tre parole, le parole che lei voleva fossero scritte sulla sua lapide: avvocata, femminista, antifascista.
Graziella è sempre stata una lottatrice piena di entusiasmo che non si arrendeva mai.
Impegnata su tanti fronti. Io mi soffermo su quello femminista.
Faceva parte di Libere tutte, del Coordinamento per l’applicazione della legge 194 sull’IVG, del Tavolo regionale per l’applicazione della legge 194/78.
E’ grazie a lei, alle sue competenze, che abbiamo affrontato temi come la legge sulla violenza contro le donne, la legge 54/ 2006 sull’affido condiviso, la legge 40/2004 sulla procreazione assistita. A proposito della dicitura “procreazione assistita” ci siamo sempre rifiutate di parlare di procreazione, termine che niente ha a che vedere con la laicità, e abbamo parlato sempre di fecondazione assistita.
La laicità per Graziella era, come per tutte noi femministe, uno degli obiettivi principali del suo, del nostro impegno.
Ha fatto parte del Laboratorio per la laicità, nato per iniziativa di vari soggetti sociali e politici, e della Consulta comunale per la laicità, che ha avuto vita breve, ma ha comunque prodotto delle iniziative.
Sempre su questo tema, è stata lei a favorire incontri con Stefano Rodotà, un “maestro” di laicità, e con Loretta Montemaggi, Presidente dell’Assemblea regionale. Ed è stata ancora lei a farci conoscere professioniste di alto livello con cui abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare, come l’avvocata Milli Virgilio, presidente dell’Associazione nazionale GIUDIT – Giuriste d’Italia – e socia dell’Associazione femminista “Orlando”, e Anna Pompili, ginecologa di fama internazionale impegnata da sempre sulla contraccezione e sull’IVG.
Graziella, inoltre, ha dato un contributo importante alla lotta che abbiamo intrapreso contro l’assunzione negli ospedali dei sacerdoti per prestare assistenza spirituale, uno dei tanti privilegio concessi alla Chiesa cattolica, e cioè un servizio non medico (che dà conforto spirituale solo alle persone cattoliche) finanziato da tutte e tutti noi.
Graziella poi, dalla sua casa di campagna in Casentino, vicino a Stia, ha svolto un’importante opera di collegamento fra i soggetti fiorentini ed una realtà antifascista e di sinistra attiva appunto in quella zona.
Avvocata, femminista, antifascista: questi sono i tre termini, lo ripeto, in cui Graziella si riconosceva e che esprimono pienamente la qualità del suo impegno, portato avanti con grande determinazione, ostinazione, tenacia.
La ricordo in una delle sue ultime uscite: siamo andate insieme alla Festa dell’ANPI alle Cascine e lei era molto contenta di questa sua partecipazione ad un’iniziativa antifascista.
Graziella, una persona con cui sono lieta di aver stretto una grande amicizia, che mi mancherà moltissimo, mi mancheranno, fra l’altro, le poesie affettuose e scherzose che mi scriveva in varie occasioni – compleanni miei e di Moreno, la nascita della nostra nipotina.
Come mi mancheranno le conversazioni telefoniche, quotidiane o quasi, che anche recentemente continuavamo a farci.
Graziella, una compagna ed un’amica che non dimenticheremo.