17.12.2023 – In preparazione della Veglia di Natale, riflettiamo sull’impegno per la pace della Comunità

In preparazione al Natale, questa domenica ripensiamo al percorso che la Comunità ha fatto sul tema della pace. Lo facciamo partendo da una riflessione sulla figura di Giovanni Battista e ripercorrendo i temi affrontati nelle tante veglie per la pace che si sono succedute nei decenni e nell’impegno concreto che abbiamo percorso nel tempo. E anche osservando un dipinto di Jacopo Palma il giovane, pittore veneziano del ‘500, che raffigura due figure femminile che camminano insieme: la pace e la giustizia.
Qui riportiamo la riflessione sul Battista, più sotto è scaricabile il fascicolo della domenica.

Riflessione sulla figura di Giovanni Battista: Questa domenica nella liturgia cristiana prepara alla nascita di Gesù, attraverso la figura del profeta Giovanni Battista. La figura di Giovanni è importante proprio come momento di raccordo con i profeti dell’Antico testamento e in particolare Isaia, in quanto preannuncia la nascita di Gesù. E anche ora con Giovanni, come prima per Isaia, non si crede all’annunzio di una prossima venuta del messia come colui che libererà dalla schiavitù, soccorrerà chi soffre, e vestirà i panni della salvezza e il mantello della giustizia. Ma la conversione alla profezia di Isaia e poi di Giovanni trova opposizione proprio nei sommi sacerdoti e nelle classi dominanti.
Sulla figura di Giovanni Battista in relazione anche al tema della conversione vera e continua in una prospettiva di pace e giustizia anche per il tema che affronteremo nella prossima veglia di Natale vorremmo riportare ancora una volta la riflessione con cui Enzo, nel 2001 dopo l’attentato alle torri gemelle di New York, prendeva spunto dai valori simbolici del Battistero di Firenze: «il “Bel San Giovanni” ha in sé le ragioni di una conversione densa di significato, dalla mitizzazione della violenza come anima del mondo alla assunzione della pace come orizzonte di senso e stella polare.
Dante, nell’Inferno al canto XIII, descrive tale conversione per bocca di un anonimo fiorentino suicida: “I’ fui de la città che nel Battista mutò ‘l primo padrone; ond’ei per questo sempre con l’arte sua la farà trista…”.
Il “primo padrone” della città, cioè il patrono iniziale, era stato Marte, il dio romano della guerra. Già forse in epoca longobarda Firenze cambia patrono: non più il dio simbolo della violenza, il quale tuttavia con la sua arte bellica continua a generare tristezza nella vita cittadina, ma il profeta della giustizia, Giovanni appunto, che paga con la vita la sua opposizione al potere fondato sull’ingiustizia e sul sangue versato
».
Le tante tende per la pace forse non a caso sono state innalzate a Firenze proprio in piazza San Giovanni.