30 ottobre 2021 ore 10.00-13.00
L’ATTUALITÀ DEL PENSIERO DI ENZO. Riflessioni sulla strada percorsa insieme a tanti, nel segno della memoria e della speranza
Coordina: Gisella Filippi
Saluti di Mirko Dormentoni, Presidente quartiere 4
Introduzione di Gisella Filippi, Comunità dell’Isolotto
Presentazione della raccolta di scritti di Enzo Mazzi, curata dalla Comunità dell’Isolotto,
Compagni di cammino. Verso l’esodo dal dominio del sacro. Scritti 1981-2011 (Libriliberi 2021)
Interventi di Claudia Fanti (giornalista, collaboratrice di “Adista” e de “Il Manifesto” e Simonetta Soldani (storica, Università di Firenze)
Conclusioni di Alessandro Santagata (storico, Università di Padova)
ore 12.00 Interventi e testimonianze
ore 13.30-14.30 Pausa conviviale
ore 15.00-18:00 La parola ai “compagni di cammino”. Testimonianze di un impegno comune
Introduce e coordina: Valerio Gigante, insegnante, redattore di “Adista”
Intervengono: Alessandro Santoro, Daniela Poli, Fabio Masi, Eros Cruccolini, Mauro Rubichi, Manuela Giugni, Alessandro Martini, Luca Niccheri, Dea Santonico, Gino Carpentiero, Giovanni Contini, Alberto Simoni, Sandra Cammelli, Beniamino Deidda, Fuad Aziz, seguono interventi dal pubblico
31 ottobre 2021 – Assemblea comunitaria in Piazza dell’Isolotto per ricordare Enzo Mazzi (1921-2021)
Introduzione: Il quesito che ci siamo poste/i all’inizio di quest’anno come Comunità è stato quello di come “fare memoria” del pensiero e della vita di Enzo ai dieci anni della sua morte avvenuta il 22 ottobre del 2011.
Non è stato facile per noi arrivare alla decisione di organizzare una serie di iniziative che, oltre a queste due giornate (sabato alle ex baracche verdi e oggi, domenica, in piazza) prevedono, speriamo presto, la proiezione di un video sulla storia della Comunità dalla sua nascita fino ad oggi a cura del regista Federico Micali e l’installazione nella Piazza dell’Isolotto di un’opera dell’artista Fuad Aziz.
Non è stato facile perché Enzo è sempre stato contrario a forme di protagonismo, l’ha evidenziato con le parole ed i fatti, e, come viene detto nella prefazione del libro che raccoglie una serie di suoi articoli apparsi su diversi quotidiani Compagni di cammino. Verso l’esodo dal dominio del sacro. Scritti 1981-2011 “fa parte della sua esperienza di vita e del suo pensiero non esaltare l’apporto delle individualità… ma piuttosto porre l’attenzione sui contesti collettivi e comunitari che muovono la storia”.
Il 22 ottobre del 2011 Enzo se n’è andato in silenzio, in punta dei piedi, e il giorno dopo, poiché la notizia era già volata di bocca in bocca, ci siamo ritrovate/i in tante/i per condividere i nostri sentimenti, per riflettere sull’assenza, tema tanto caro a Enzo, e sulla continuità della sua presenza in mezzo a noi.
I giorni seguenti parecchi quotidiani hanno riportato la notizia. Alcuni titoli: “Le lacrime del popolo di don Mazzi”, “Si è spento ieri l’ex parroco voce della comunità dell’isolotto. Un testimone profondo del nostro tempo”, “Don Mazzi e la strada faticosa dell’eresia”.
Ricordandoli colpisce quanto Enzo, anche dall’opinione pubblica, fosse vissuto unito alla Comunità e come fosse riconosciuto il suo essere rimasto un don, un prete, non sospeso a divinis, come ancora taluni pensano erroneamente, ma esonerato dall’incarico di parroco.
In questo contesto ci è arrivata all’inizio dell’anno la notizia di una petizione popolare che chiedeva al Comune di intitolare la Piazza dell’Isolotto a Enzo Mazzi. È stata per noi una notizia inaspettata, che abbiamo vissuto positivamente, ci ha fatto piacere cogliere quanto Enzo sia ancora presente nel ricordo della popolazione del quartiere e questo ci ha sollecitate/i ad una lunga e profonda riflessione.
Abbiamo ritenuto, come Comunità, che non fosse il caso di firmare la petizione per modificare il nome della Piazza perché è la piazza del popolo dell’Isolotto, di tutti gli abitanti del quartiere, come scrive Enzo nell’articolo tratto da L’Unità del 2005 e pubblicato nel libro: “…la piazza è il luogo della precarietà e dell’incontro fugace senza approssimazione, spazio aperto all’accoglienza di tutti gli espulsi, dimora dei senza dimora, luogo dell’evento senza la fissità del rito, crocicchio di strade che vengono da posti diversi e dopo essersi scambiate il senso della parzialità del loro cammino ripartono in direzioni anche opposte. La piazza: luogo dei suppliziati di ogni epoca”.
Ma abbiamo sentito il bisogno di “fare memoria” di un’esperienza, di ricordare con riconoscenza e gratitudine Enzo, il suo pensiero e le sue scelte, senza nessun intento celebrativo o nostalgico che ne farebbe un “santino”, ma come persona assolutamente intrecciata alla Comunità, al quartiere, alla città, al mondo.
In noi c’è la chiara consapevolezza che Enzo non poteva “esistere” senza la Comunità, ma neppure la Comunità poteva “esserci” senza Enzo.
Insieme a Sergio Gomiti e a Paolo Caciolli ha cercato di “costruire e far vivere” questo quartiere come comunità, e non solo come gruppo di abitanti, facendone poi anche un “popolo di Dio”; ha dedicato le sue energie ad incarnare il Vangelo, affinché i poveri, gli umili, gli emarginati, ecc. avessero parola e con la parola la dignità di esseri umani. Lui/loro hanno lavorato per creare e generalizzare un clima di solidarietà, di accoglienza, di accettazione dell’Altro, del diverso; lui/loro hanno contribuito a smantellare muri e steccati ideologici per favorire “una libera circolazione”.
Poteva/potevano farlo senza una Comunità che si riconoscesse in loro, nei loro valori? Ognuna/o di noi ha sentito che la propria crescita in consapevolezza e senso di responsabilità era una crescita che ricadeva e arricchiva anche Enzo e Sergio, ha percepito uno scambio che non contemplava nessun “leader” ma una “circolarità di amorosi sensi” colma di umanità e di caldi affetti.
La testimonianza di questo intreccio siamo noi tutti qui, oggi, a dieci anni dalla sua morte, forse un po’ più stanche/i, con i capelli più bianchi, con tante assenze presenti nel cuore e nella memoria. Siamo qui ancora a cercare di buttare giù muri e di seminare speranze insieme a tante/i compagne/i di cammino.
Noi che il 27/28 ottobre del 2018 abbiamo organizzato due giorni di riflessione sul “Fare comunità pratiche e ricerche a confronto. Incontri, testimonianze, riflessioni per i 50 anni della Comunità dell’Isolotto”.
Ma Enzo è stata una persona in carne ed ossa e la coerenza della sua vita, delle sue scelte, corrispondevano al suo pensiero e alla sua storia personale.
Il suo pensiero… Sappiamo cosa pensavano Padre Balducci, Don Milani, ecc. Troppo poca importanza è stata data, a parer nostro, al pensiero di Enzo Mazzi, poco conosciuto, anche se chiaramente espresso nei libri e negli articoli da lui scritti.
Un pensiero lucido, acuto, suggestivo di modi diversi di vedere, valutare, capire le realtà, inserito nella realtà e nel mondo che, a nostro parere, andrebbe maggiormente valorizzato.
Un pensiero “profetico”, precursore e al tempo stesso operatore di una nuova visione teologica e liturgica (ha anticipato il Concilio Vaticano II), di una riflessione sulla memoria e la storia, sul senso della “liberazione”, pietra miliare del femminismo, sulla laicità, sull’esodo dal dominio del sacro.
E la sua vita che, insieme al respiro della Comunità, evidenzia scelte concrete coerenti e testimoni della solidarietà e dell’accettazione. Vogliamo ricordare l’accoglienza dei Rom e la lunga esperienza del laboratorio Kimeta, il sostegno alle popolazioni terremotate e il supporto alle comunità sorte nel sud Italia, il lavoro nelle carceri e l’ospitalità in parrocchia di tanti ex-detenuti, la solidarietà con tante realtà del Sud America; questo per citarne alcune. Ma ci preme sottolineare come queste esperienze abbiano sempre trovato azioni concrete e fattive di solidarietà ed uno spazio di riconoscimento nella piazza.
Anche per quanto riguarda il tema a Enzo tanto caro della memoria vogliamo ricordare il censimento nazionale degli archivi delle comunità di base e la costituzione dell’Archivio dell’Isolotto, opera che senza l’apporto di Sergio Gomiti, figura preziosa, forse non sarebbe stata del tutto possibile.
Siamo qui perché abbiamo sentito il bisogno di esprimere la nostra profonda gratitudine a Enzo per la crescita personale e collettiva che insieme a lui abbiamo compiuto, e per quello che lui è stato per ognuna/o di noi, senza idealizzazione, ma con piena consapevolezza.