4.4.2021 – Pasqua 2021

Abitare l’incertezza, praticare qui e ora la prossimità

Introduzione:
è trascorso oltre un anno dall’inizio della pandemia: abitare l’incertezza, praticare qui e ora la prossimità

Un anno nel quale, a parte la breve parentesi dei mesi di settembre e di ottobre 2020, abbiamo sospeso gli incontri comunitari per le restrizioni dovute al Covid-19. Ma da gennaio 2021 ci siamo ritrovati attraverso una delle piattaforme online: ci manca la presenza fisica, il vedersi negli occhi, il potersi abbracciare, ma è stato comunque molto emozionante vedere come ci siamo ingegnati ad attrezzarci, ad imparare a usare questi strumenti tecnologici, ad insegnare ad altri come si fa. Per il piacere di rivedersi, di sentire la voce gli uni degli altri, di riprendere le nostre riflessioni comunitarie su questo nostro strano tempo. Anche questo è comunità.

La pandemia ha scosso l’intero pianeta determinando una situazione di incertezza che ha colpito la vita emotiva e pratica delle persone e molti aspetti del vivere economico-sociale. Si tratta, secondo attenti osservatori, non tanto, o non soltanto, di una pandemia come altre ne sono accadute in passato, una pandemia i cui effetti potranno passare con un vaccino, ma di un tempo di profonda crisi e cambiamento, e non è chiaro in quale direzione tale cambiamento potrà volgere, vista la dimensione e la complessità delle questioni planetarie in gioco: la crisi ambientale, l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, il grado delle disuguaglianze.

La pandemia e la crisi ecologica hanno reso evidente, sia pur non a tutti, che l’idea che l’umanità sia in grado di padroneggiare e dominare tutto e che il domani sarà migliore del passato è non solo un’illusione ma la causa della crisi che abbiamo di fronte. E allora come possiamo vivere in questo tempo di incertezza? Come possiamo farlo senza farsi prendere dallo scoraggiamento o dalla rabbia? Come proteggerci dalla due possibili reazioni che produce l’incertezza – la depressione o la deriva autoritaria (connessa al bisogno/desiderio di essere guidati da figure autoritarie e falsamente protettive)? Come possiamo aiutare gli adolescenti, i giovani, i fragili, in fin dei conti tutti noi, a vivere questo tempo di incertezza?

Miguel Benasayag, filosofo e psicoanalista, in una recente conferenza, ha osservato che vivere ‘in apnea’, cioè negando la gravità della crisi e aspettando che tutto finisca presto per riprendere tutto come prima, significa essere parte del problema! Pensare ossessivamente ‘a dopo la crisi’ è un errore perché la crisi è cambiamento radicale e dobbiamo costruire qui ed ora il futuro, dobbiamo abitare la crisi. Benasayag porta un esempio prendendo spunto dalle società primitive: per fare arrivare la pioggia quelle popolazioni ballavano, la pioggia non arrivava perché ballavano, ma ballare faceva aspettare la pioggia senza impazzire. Quello che possiamo fare allora è abitare l’incertezza, sostenere l’incertezza e la precarietà, sostenendo i fragili e costruendo qui e ora spazi e possibilità di solidarietà, di prossimità, di vicinanza, di creatività, di sostegno reciproco in piccoli gruppi, in comunità, con i vicini, con tutte le generazioni. Ritrovare la gioia di agire nonostante le difficoltà. Resistere non è “essere contro”, ma è creare qui e adesso il possibile. E’ quello che ci sforziamo di fare: avere lo sguardo attento alle persone e a chi è in difficoltà, camminare insieme a coloro che cercano una società che sappia prendersi cura di ogni essere vivente e del pianeta, che sappia mettere al centro la dignità di ogni persona.

Nel giorno di Pasqua per la prima volta ci incontreremo in videoconferenza, è la prima volta: sarà un modo per apprezzare il valore dei corpi attraverso l’assenza. Questo fascicolo, scritto a molte mani, in cui abbiamo riportato alcuni dei nostri pensieri e alcune delle notizie che possono esserci utili per vivere questo tempo, è pensato come segno di condivisione con tutti. Buona Pasqua.

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