Viviamo un tempo di inquietudine. Siamo immersi in grandi paure, la crisi ecologica, i cambiamenti climatici, la crisi della democrazia, le grandi disuguaglianze, le guerre alimentate dal commercio delle armi, la pandemia senza fine, gli effetti devastanti di un sistema economico fondato sul profitto e sulle diseguaglianze che sembrano non lasciare spazio ad altre narrazioni. In questo tempo di incertezza e paura erigere muri sembra rappresentare una confortante soluzione. La moltitudine di esseri umani che si accalcano alle nostre frontiere fatte dell’acqua del Mediterraneo, delle foreste della Polonia o dei fiumi della Croazia, è equiparata al virus che da due anni ha cambiato le nostre esistenze. Innalzare muri sembra la soluzione per fermare quella che alcuni vogliono rappresentare come un’infezione per la quale i muri sono il vaccino, una vaccinazione contro l’Essere ed il Restare Umani.
Ma c’è chi resiste e lascia accesa una luce nella notte che significa accoglienza e aiuto. Da questa attualità carica di preoccupazione ma anche di speranza anche quest’anno vogliamo testimoniare il Natale. Quel Natale che – al di là della mitologia di un dio-bambino – è la festa della speranza, della luce di una nuova stagione che può tornare. Ma in questo tempo è difficile credere che una nuova stagione stia per arrivare o anche solo che possa arrivare. Eppure…Eppure nella Palestina dominata dall’Impero romano, nel buio della notte, alcuni pastori si sono accorti di una giovane famiglia rifugiatasi in un riparo di fortuna.
Eppure c’è chi al confine tra Polonia e Bielorussia mette alla finestra una lanterna verde per segnalare la possibilità di trovare accoglienza, biancheria, riparo, cura.
Eppure in terre sferzate dalla criminalità e dalla disoccupazione c’è chi con paziente tenacia coltiva in modo sano e con lavoro dignitoso terre confiscate dalla ‘ndrangheta e conosciamo il gusto delle loro arance.
Eppure le lavoratrici e i lavoratori della GKN sotto licenziamento da luglio non si sono fermati un minuto e hanno coinvolto nella loro lotta tutta una città, tutto un paese e stanno immaginando e costruendo cose importanti per tutti.
E così in questo Natale ci ritroviamo a fare i conti con due simboli: il vecchio presepe ideato da Francesco d’Assisi e una nuova lanterna verde comparsa quest’anno nelle campagne polacche. Possono essere due simboli di speranza molto significativi ma anche simboli vuoti di vita, di autenticità, di coerenza: lo stesso presepe – già dai tempi in cui Giotto lo dipinse ad Assisi – rischia di essere una rappresentazione tenera ma neutralizzata. In questo Natale porre davanti a noi una lanterna verde e una natività significa sentirci impegnati nel vedere, nel buio della notte, quello che di buono, giusto, umano e vitale sta nascendo, vederlo, sostenerlo, aiutarlo a nascere e a crescere.
Ecco per noi il senso profondo di questa Veglia di Natale.