Il Vangelo di Luca dice “a voi che ascoltate, dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.”.
UNA SINTESI DELLE RIFLESSIONI DI GIUSEPPE SUL VANGELO DI LUCA : Il brano fa parte del più ampio “discorso della montagna” che rappresenta l’impegno programmatico per i cristiani: vi è enunciato il rovesciamento delle relazioni esistenti e l’affermarsi di una nuova logica.
E’ una esortazione difficile: come è possibile amare un nemico che mi aggredisce, che mi violenta e che vuole la mia morte?
Eppure i primi discepoli di Gesù posero questa logica a fondamento della loro azione, sia nei confronti del potere romano, ma anche e anzitutto nei confronti di quel potere religioso ebraico che li riteneva pericolosi per la stabilità dell’ordine costituito.
‘Amare i nemici‘ per i primi cristiani non era un moto spontaneo di simpatia; era piuttosto il risultato di una presa di coscienza: se si voleva rivoluzionare i rapporti sociali bisognava rivoluzionare anzitutto i propri comportamenti.
In concreto c’è il rifiuto di conformarsi alla logica del nemico, di ripagarlo con la sua stessa moneta, perché ciò implicava scendere sul suo stesso terreno, farsi simili a lui, in una spirale infinita di rivalsa.
‘Amare il nemico’ significava prima di tutto non giudicarlo preventivamente in modo negativo, ma entrare nella comprensione del suo stato d’animo; significava cioè creare le condizioni per iniziare un dialogo chiarificatore che poteva certamente fallire per indisponibilità dell’avversario, e questa è la storia dei martiri, ma che a lungo termine disarmava la sua logica violenta. E per questo c’era l’esempio eclatante di Gesù, vittima di violenza, a cui egli non si oppose e che per questo diventò maestro per nuove relazioni sociali.
Oggi, anche per le nuove acquisizioni nel campo della fisica quantistica siamo maggiormente coscienti della nostra interdipendenza con la realtà circostante…Ciascuno di noi è il risultato di relazioni sociali. Ciò che si manifesta all’interno della società, in qualche modo coinvolge anche ciascuno di noi. Quello che noi consideriamo nemico o avversario evidenzia aspetti che, seppur latenti, coinvolgono anche la nostra psicologia. Rinunciare a offendere l’avversario ci costringe quindi a guardare in noi stessi, a “vedere la trave che c’è nel nostro occhio”, prima di preoccuparsi di togliere la pagliuzza dall’occhio altrui. Ci costringe a percepire in noi le ragioni, le paure, le inquietudini dell’altro per riuscire insieme a superarle.
La nonviolenza non è un atteggiamento riservato alle anime belle, relegato ad una testimonianza individuale ed eroica, ma è lo strumento indispensabile per un cambiamento di paradigma, per uscire dalla spirale primitiva dell'”occhio per occhio, dente per dente” e per costringere l’avversario su un terreno di pacifica convivenza, che è da sempre l’aspirazione profonda di tutti gli umani.
L’Assemblea si confronta sui temi della pace e della guerra a partire anche da :
1) un articolo di Mimmo Cortese “Resistenza o resa” che riprende il pensiero di Bonhoeffer (tratto da Azione Nonviolenta, 8 novembre 2022)
2) un testo di Bertrand Russel (apparso con il titolo di “Guerra e non resistenza” su Comune-info.net, 5 aprile 2022)
Questi e altri testi interessanti possono essere letti scaricando il fascicolo.