12.01.25 – In carcere si muore, in Italia e a Sollicciano. Una riflessione sulla situazione carceraria

Sollecitati dagli ultimi suicidi accaduti tra dicembre ’24 e gennaio ’25 nel carcere di Sollicciano, l’assemblea comunitaria ha riflettuto sulla situazione carceraria in Italia e a Firenze partendo dalla lettura del passo del Vangelo di Matteo dove si dice: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla
fondazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato,
nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero carcerato e siete venuti a trovarmi.

La prima riflessione ha riguardato il fatto che, al tempo di Gesù, mentre il dare da mangiare, da bere, da vestire erano in qualche modo opere di misericordia presenti nella tradizione e sapienza antica, il visitare i carcerati non era una cosa facilmente comprensibile: i condannati, così come i malati, venivano considerati allontanati anche da Dio. L’indicazione di Gesù è dunque qualcosa di inedito. Inoltre nella sua indicazione Gesù non pone condizioni, non dice visitate i carcerati che si sono pentiti, dice visitate i carcerati e basta. Il “visitarli”- e visitarli allora (e in buona parte anche oggi) significava tenerli letteralmente in vita, portando loro cibo, vestiario, sostegno materiale e conforto – significava – e significa anche oggi – coltivare la vita, la speranza e la fiducia nell’umanità contro ogni possibile scetticismo.

Abbiamo poi esaminato con dati statistici tratti dal recente Rapporto di Antigone sulle condizioni carceraria, la crescita del numero di detenuti, in ragione non dell’aggravamento della criminalità ma dell’introduzione di nuovi reati e dell’inasprimento delle pene, le condizioni strutturali del sovraffollamento.

Eros Cruccolini, garante dei detenuti per il Comune di Firenze, e con Leonardo Coppola, volontario della Associazione Pantagruel, hanno portato la loro esperienza e conoscenza sulla situazione di Sollicciano. Hanno descritto le condizioni fatiscenti della struttura del carcere (ci sono cimici, topi, muffe, umidità, falle da cui piove) e raccontato la grande difficoltà della struttura nel dare ai detenuti adeguati percorsi di istruzione, formazione, crescita personale.
Ci siamo ripromessi, al termine della Assemblea, di tornare presto a riflettere su questi temi per capire cosa possiamo fare insieme alle associazioni e alle persone che sono impegnate da anni su questo fronte.

Qui si può scaricare il fascicolo della Assemblea domenicale, che riporta alcune di queste riflessioni.

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