Con la morte nel 1961 del card. Dalla Costa, il card. Florit poté meglio attuare la sua rigida impostazione pre-conciliare, con la condanna di padre Balducci, la rimozione di Mons. Bonanni dal Seminario Maggiore, le misure che colpirono don Milani e don Borghi. Anche nei confronti dell’Isolotto non mancarono le critiche e le ostilità fino ad arrivare nel 1968 alla rimozione di don Mazzi dall’ufficio di parroco: (segue) nel ’67 Florit richiamò don Mazzi perché non seguiva tutte le regole liturgiche previste (genuflessioni, segni di croce, ecc); nel gennaio ’68 fu contrariato dall’intervento di don Mazzi al seminario di aggiornamento biblico del clero; nel giugno ‘68 non andò a cresimare i ragazzi e non volle incontrare il parroco che ne chiedeva spiegazioni; nel novembre vietò l’uso di Incontro a Gesù, il libro noto come “catechismo dell’Isolotto”, che proponeva un approccio nuovo per parlare ai ragazzi di Gesù e del Vangelo. Il pretesto per la rimozione di don Mazzi arrivò il 22 settembre 1968 quando oltre 150 tra laici e sacerdoti delle comunità dell’Isolotto, della Casella e di Vingone sottoscrissero una lettera di solidarietà agli occupanti il Duomo di Parma che contestavano l’autoritarismo e la collusione con il
potere della Chiesa e che erano stati sgomberati dalla polizia. Il card. Florit reagì inviando, il 30 settembre al solo don Mazzi l’ultimatum noto con la frase «o ritratti o ti dimetti». Di fronte all’ultimatum, don Sergio Gomiti, parroco alla Casella, l’8 ottobre inviò a Florit una
lettera di vicinanza e corresponsabilità con don Mazzi e così fece don Bruno Borghi, parroco di Quintole. La gente dell’Isolotto reagì riunendosi in Chiesa, chiedendosi: ‘le idee condannate dal Vescovo sono solo di don Mazzi o sono della maggioranza di noi?’. Al termine dell’assemblea si affermò che quanto contestato al parroco riguardava tutti e si indissero altri incontri per decidere cosa fare. L’assemblea del 31 ottobre ‘68, ricolma di persone dentro e fuori la chiesa respinse il diktat del cardinale. Fu anche letta una lettera di sostegno firmata da 93 preti della Diocesi. L’intervento epistolare di Paolo VI non fermò il card. Florit che, impermeabile ad ogni richiesta di dialogo, il 3 dicembre 1968 notificò a don Mazzi la rimozione dall’ufficio di parroco. A questa notizia don Sergio Gomiti chiese di essere a sua volta rimosso e non ottenendo tale rimozione rassegnò le dimissioni da parroco della Casella.