Il sabato 4 gennaio 1969, la comunità si ritrovò in chiesa per decidere come comportarsi il giorno dopo quando sarebbe venuto Mons. Alba a celebrare la messa. L’indomani, nella Chiesa, migliaia di persone si espressero a favore di un’assemblea di preghiera al posto della messa di Mons. Alba. Il prelato ne prese atto ma il 7 gennaio, in questura, disse che gli era stato impedita la messa. Furono incriminati 5 preti e 3 laici per istigazione a delinquere e turbamento di funzione religiosa.
La notizia diede vita ad un via vai tra l’Isolotto e la questura: quasi mille persone si autodenunciarono. Circa la metà furono rinviate a giudizio nel giugno 1970, poi 430 furono amnistiate, infine nel giugno 1971 si aprì il processo per 3 laici (Carlo Consigli, Casimira Furlani, Daniele Protti) e 5 preti (Bruno Scremin, Pergiovanni Ricciarelli, Renzo Fanfani, Vincenzo Barbieri e Vittorino Merinas). Il Pubblico Ministero era Pierluigi Vigna; il collegio di difesa annoverava giuristi e avvocati di grande livello (l’on. Lelio Basso, i prof. Paolo Barile e Ferrando Mantovani, gli avvocati Nino e Pasquale Filastò, Marcello Gentili, Francesco Mori, Francesco Pacchi e Alessandro Traversi) che offrirono la difesa a titolo gratuito. Il processo si concluse il 5 luglio 1971 con la piena assoluzione di tutti gli imputati.